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MIL€X. Quanto ci costano le Forze Armate?

Con la collaborazione del Movimento Nonviolento nasce MIL€X, l’Osservatorio italiano sulle spese militari. Sosteniamolo con il crowdfunding

«Dobbiamo vigilare contro l’acquisizione di un’ingiustificata influenza da parte del complesso militare-industriale, sia palese che occulta. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà e processi democratici. Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole può trovare un adeguato compromesso tra l’enorme macchina industriale e militare di difesa e i nostri metodi e fini pacifici, in modo che sicurezza e la libertà possano prosperare assieme».
Presidente degli Stati Uniti d’America Dwight D. Eisenhower,
Discorso di addio alla nazione del presidente, 17 gennaio 1961

«Il denaro che oggi si sperpera a costruire ordigni di morte che recano in essi la fine dell’umanità, serva, invece, a combattere la fame nel mondo. Mentre io parlo migliaia di creature umane lottano contro la fame e di fame muoiono. Si svuotino gli arsenali e si colmino i granai».
Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini,
Discorso di Città del Messico, 27 marzo 1981

Perché?
In Italia si spendono ogni ora 2,5 milioni di euro per la Difesa. Mezzo milione all’ora solo per l’acquisto di nuovi armamenti: missili, bombe, blindati, cacciabombardieri, navi da guerra. Acquisti finanziati in gran parte con fondi destinati allo sviluppo economico del Paese, i 3/4 dei quali finiscono così a sostegno dell’industria bellica nazionale penalizzando altri settori industriali. Strumenti militari costosissimi destinati a rimanere inutilizzati per mancanza dei fondi necessari alla loro manutenzione e addirittura al loro uso, per cui si ricorre ai fondi per le missioni all’estero, generando un inquietante meccanismo di mezzi che giustificano il fine dell’impegno bellico. Mezzi che, salvo qualche raro utilizzo in missione, finiscono cannibalizzati per i pezzi di ricambio o ad arrugginire in qualche deposito (il gigantesco cimitero di carri armati di Lenta, nel Vercellese, è l’emblema di tutto questo).
Nonostante ciò, lo Stato italiano continua a comprare nuovi armamenti, non in base a effettive esigenze di sicurezza nazionale (le bombe non servono a contrastare le minacce odierne, semmai a fomentarle) ma ai desiderata dei vertici militari, tradizionalmente refrattari a sottoporre questa materia al vaglio del Parlamento e dell’opinione pubblica e anche solo a fornire informazioni chiare e dettagliate in materia di spese militari. La scarsa trasparenza della Difesa nei confronti dei parlamentari, che queste spese dovrebbero approfonditamente valutare e dibattere prima di autorizzare, crea una situazione di voluta opacità funzionale a ostacolare un efficace controllo democratico sulle spese militari, una cortina fumogena dietro la quale si celano oscuri affari, scandalosi sprechi e inquietanti intrecci politico-affaristici.
Questa situazione è emersa chiaramente quando – a seguito dell’introduzione nel 2012 di poteri di supervisione parlamentare sulle spese militari – le Camere hanno provato a esercitare la loro funzione di controllo democratico, tra gli altri, sul programma F-35 scontrandosi con le lobby politico-militari-industriali che hanno fatto muro respingendo quella che giudicano come indebita intrusione in una materia di loro esclusiva competenza. Quella vicenda, grazie anche ad alcune campagne di sensibilizzazione e al lavoro di alcuni giornalisti, ha comunque risvegliato l’interesse pubblico rispetto alla tematica delle spese militari, la cui riduzione risulta una delle urgenze più sentite dalla cittadinanza.

Cosa?
MIL€X – Osservatorio sulle Spese Militari Italiane sarà uno strumento di monitoraggio indipendente ispirato ai principi di obiettività scientifica e neutralità politica. MIL€X mira a rendere trasparenti queste spese, analizzandone in maniera obiettiva gli aspetti critici inerenti alla loro razionalità, utilità e sostenibilità, in particolare per quanto concerne i programmi di acquisizione di armamenti, le modalità e i criteri con cui tali acquisti vengono fatti, a partire dalla necessità di una corretta e completa informazione al Parlamento su caratteristiche tecniche e costi dell’armamento richiesto, effettiva necessità operativa in termini di idoneità del mezzo e di quantità richieste, possibili alternative valutabili, sostenibilità logistica del programma nel lungo periodo, ecc.
MIL€X svolgerà un servizio pubblico di raccolta, analisi e diffusione di dati e informazioni (notizie esclusive, inchieste, studi, documenti ufficiali, database, analisi dati e fact checking) per contribuire ad accrescere la consapevolezza dei cittadini, dei loro rappresentanti nelle istituzioni, degli operatori dell’informazione e degli attivisti sociali, in modo da rendere possibile un cosciente e informato controllo democratico su una delle più ingenti e politicamente significative voci di spesa pubblica.
MIL€X nasce per iniziativa di Enrico Piovesana, giornalista collaboratore del Fatto Quotidiano esperto di difesa e spese militari, e Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo e autore di diversi volumi e articoli sul tema degli armamenti, con la collaborazione del Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini nel 1962. In seguito si attiveranno collaborazioni, in Italia e all’estero, con esperti del settore, istituzioni accademiche, centri di ricerca, associazioni attive sulla tematica delle spese militari, organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali.

Il primo passo…
Il primo passo per l’avvio di questo progetto è un approfondito lavoro di ricerca e analisi, che confluirà nel Primo Rapporto Annuale MIL€X sulle Spese Militari Italiane (pubblicazione prevista per novembre 2016): un testo di agevole lettura, ricco di notizie inedite e curiosità, di dati e statistiche, nel quale sarà presentata un’analisi critica e obiettiva della spesa militare italiana (l’indice provvisorio è riportato qui di seguito).
Per poter condurre questo lavoro nei prossimi mesi e per sostenere le spese ad esso connesse, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti coloro che riconoscono l’importanza e il valore etico e politico del controllo democratico sulle spese militari e che quindi ritengono il nostro progetto meritevole di sostegno. Il lavoro per la realizzazione del Primo Rapporto MIL€X verrà avviato – e le vostre donazioni accettate – solo se al termine della campagna di crowdfunding sarà stata raggiunta la cifra prestabilita. A questo primo passo, se avrà successo, seguirà un secondo passo: la creazione dell’Osservatorio vero e proprio e l’avvio delle sue attività. A tal fine lanceremo una nuova campagna di crowdfunding.
Grazie per il vostro sostegno!
Per maggiori informazioni, visitate il sito MIL€EX.org

2 Giugno: Festa della Repubblica (che ripudia la guerra)

Egregio Presidente Mattarella,
in occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica, desideriamo sottoporLe una nostra proposta, comunicarLe un nostro apprezzamento, farLe alcune domande ed illustrarLe una nostra Campagna.

La proposta
Non capiamo, signor Presidente, perché il 2 giugno – data che celebra la nascita referendaria della nostra  Repubblica – sia consegnato nei festeggiamenti ad una parata militare, ossia ad una esaltazione ed evocazione di quello spirito di guerra che – come Ella ha recentemente ricordato – non ha mai assicurato nè stabilità nè progresso, al contrario della pace. Anche alle luce delle sue recenti parole pronunciate ad Asiago, davvero non riusciamo a capire perché non siano chiamate a sfilare il 2 giugno le forze di pace, che difendono i diritti sanciti nei principi fondamentali della Costituzione che “ripudia la guerra”, a cominciare dal diritto al lavoro. La presenza di una delegazione di Sindaci non modifica il carattere militare della sfilata e della parata.
Per questo le chiediamo, signor Presidente, di abolire definitivamente questa anacronistica parata di armi e di armati e di fare della Festa della Repubblica una vera festa di popolo, una festa di pace, diffusa nel Paese ed anche animata significativamente dai giovani volontari in servizio civile.

L’apprezzamento
Abbiamo molto apprezzato il suo intervento ad Asiago, lo scorso 24 maggio, in occasione delle “celebrazioni” per il centenario della “grande guerra”.
Condividiamo la Sua condanna senza appello: “la guerra, ogni guerra, è un moltiplicatore di lutti e di sofferenze”.
Condividiamo le Sue analisi circa le ragioni che portarono a quella “guerra crudele e fratricida”: “la volontà di potenza e gli egoismi nazionalisti spinsero gli Stati, lentamente ma inesorabilmente, come su un piano inclinato, verso il baratro del conflitto”.
Condividiamo, infine, le Sue considerazioni sulla costruzione della pace come unica possibilità di assicurare il benessere: “è stata la pace, non la guerra, ad assicurare stabilità e progresso. E’ stato il dialogo, non lo scontro, a permettere le grandi conquiste civili, economiche e sociali di questi settanta anni. Sono state le intese, le alleanze non aggressive, le unioni a livello sovranazionale, e non le chiusure e le barriere, a garantire al nostro Paese, e agli altri, la libertà, la democrazia, il benessere, lo sviluppo”.

Le domande
Ci permettiamo di rivolgerLe alcune domande, in merito al ruolo che il nostro Paese sta svolgendo all’interno di quella che papa Francesco definisce “la terza guerra mondiale diffusa”. Ma non per questo meno crudele e fratricida.

La prima domanda che Le rivolgiamo riguarda la preparazione della guerra: perché il nostro Paese consuma oltre 23 miliardi di euro del bilancio annuo dello Stato in spese militari – collocandosi così tra le prime dodici potenze militari al mondo – anziché in spese civili e sociali, nelle quali si colloca invece agli ultimi posti in Europa, come dicono gli indicatori internazionali? In questo modo anche il nostro Paese contribuisce considerevolmente a quella cifra complessiva – mai toccata prima – di 1.700 miliardi di dollari che nell’ultimo anno sono stati spesi nel mondo dalla “volontà di potenza” degli Stati. Contribuendo ad inclinare ancora il piano della guerra di tutti contro tutti. E’ stato calcolato che con porzioni di questa cifra potrebbero essere raggiunti gli Obiettivi ONU del Millennio per sconfiggere fame, ignoranza e malattie e, contemporaneamente, debellare guerre e terrorismo.
La seconda domanda riguarda la produzione e il commercio delle armi. Come Lei sa, Presidente, nonostante il nostro Paese si sia, da tempo, dotato di una legge restrittiva sul commercio delle armi (la 185/90), la recente relazione del Governo al Parlamento sul commercio internazionale delle armi mostra come l’export italiano sia praticamente triplicato nel 2015, con un incremento del 186% rispetto al 2014. Una esplosione senza precedenti, come senza precedenti è l’esplosione delle guerre sul pianeta, del terrorismo diffuso, della fuga dei profughi, della tragedia dei nuovi muri, che anche Ella, Presidente, ha stigmatizzato. Anche le armi italiane – che sparano in quasi tutti i conflitti armati del Pianeta – contribuiscono ad avvicinare questa “terza guerra mondiale”. Allora, se non vogliamo essere ancora complici della immane tragedia in corso, è tempo di investire urgentemente nella riconversione civile dell’industria bellica.
Sappiamo bene, signor Presidente, che queste decisioni non dipendono direttamente dalla Sua volontà, anche se il suo ruolo di “capo delle Forze Armate” e di “presidente del Consiglio supremo di difesa” renderebbe particolarmente autorevole un Suo autorevole pronunciamento su queste specifiche questioni, in sintonia con quanto sta facendo fin dall’inizio del pontificato papa Francesco.

La Campagna
E’ anche in base a queste riflessioni che il Movimento Nonviolento – fondato da Aldo Capitini e Pietro Pinna – che ci onoriamo di rappresentare e che da oltre mezzo secolo si impegna a preparare la pace anzichè la guerra, oggi promuove e sostiene la Campagna “Un’altra difesa è possibile” per l’istituzione del “Dipartimento della difesa civile non armata e nonviolenta”, con pari dignità della difesa militare e armata, per la realizzazione piena degli articoli 11 e 52 della Costituzione italiana. La relativa proposta di legge, già depositata in Parlamento e sottoscritta da 74 deputati di vari gruppi politici, ha lo scopo di dotare il nostro Paese dei mezzi e degli strumenti idonei e alternativi alla guerra per promuovere “il dialogo, le intese e le alleanze” tra i popoli – come Ella giustamente ricorda – capaci di intervenire nei conflitti prima che essi degenerino in guerre con attività di prevenzione, durante con strumenti di mediazione e interposizione, e dopo con capacità di promuovere la riconciliazione.
Per queste ragioni auspichiamo che – al più presto – la proposta di legge possa essere calendarizzata, votata in Parlamento e giungere sul Suo alto scranno per la firma definitiva.

Voglia, signor Presidente, accogliere la nostra stima e i nostri auguri per la Festa della Repubblica che ripudia la guerra.

per il Movimento Nonviolento

Pasquale Pugliese
Segretario

Massimo Valpiana
Presidente