Roma 2017

XXV Congresso nazionale del Movimento Nonviolento

Roma 1 e 2 aprile 2017

Relazione

Mozioni

Organi Eletti

Noi siamo le nostre relazioni

Relazione introduttiva al Congresso
di Pasquale Pugliese * e Mao Valpiana **

La nostra Memoria
Dedichiamo questa Relazione a Piero Pinna, cofondatore, con Aldo Capitini ed altri pochi amici, del nostro Movimento. Piero ci ha lasciati un anno fa e questo è il primo Congresso che celebriamo in sua compresenza e sentiamo il suo sguardo benevolo accompagnarci.
Pur con la riconoscenza che dobbiamo ai pionieri della nonviolenza, non vogliamo rimanere imbrigliati nella nostalgia del passato, sappiamo che tocca a noi ora scrivere pagine nuove da mettere su quel conto che la nonviolenza ha aperto in ogni paese, in cui ciascuno può depositare via via impegni e iniziative.
Vogliamo farlo a partire da questo Congresso, che saprà dire parole nuove ma nel solco di una  storia dalla quale discendiamo.
Usiamo proprio le parole di Pinna:

La cosa fondamentale non è la conoscenza del metodo come il possesso di uno strumento, ma ciò che è nell’animo, cioè l’apertura allo spirito della nonviolenza. Che è questo spirito? Capitini lo condensa in una formula: “Nonviolenza è apertura [cioè interesse, appassionamento, amore] all’esistenza, alla libertà e allo sviluppo di ogni essere”; apertura radicata nel “sentimento dell’unità amorevole di tutti”, operante verso tutte le persone “nella loro individualità singola e distinta”. È per un verso la determinazione di non danneggiare alcuna creatura vivente, dall’altro verso la volontà di assecondarne lo sviluppo nel bene, nel meglio. Un modo di fare dunque radicalmente altro da quello corrente, dominato dall’egoismo, dalla divisione e dalla violenza.

Questo è l’orizzonte. Ringraziamo Pietro Pinna per tutto quello che ci ha insegnato, per la “coerenza, continuità, convinzione” che ha testimoniato con la sua vita.
Così come vogliamo ringraziare anche Nanni Salio, che se n’è andato troppo presto. Di lui ci mancherà la lucidità, la capacità di analisi, la lungimirante visione, e ancora la “coerenza, continuità, convinzione”. Nanni ci aveva salutati in apertura e chiusura del nostro precedente XXIV Congresso di Torino.
Ringraziamo anche Fulvio Cesare Manara, che pure ci ha lasciati nel 2016, studioso raffinato, umile, appassionato; a lui dobbiamo moltissimo per i suoi lavori divulgativi e gli insegnamenti su Gandhi e la nonviolenza.
Ricordiamo Piero, Nanni, Fulvio, perché sono doni vivi dati a noi, ed è nostro debito trasmetterne lo spirito; consapevoli della loro compresenza nel nostro lavoro di questi due giorni.
Come scriveva Alexander Langer in Minima personalia: “Tra le maggiori fortune che mi sono state date in sorte, considero i rapporti con le tante e diverse persone che ho potuto incontrare e conoscere […] vivo come una delle mie maggiori ricchezze gli incontri già familiari o nuovi che siano che la vita mi dona”… così è anche per il nostro Movimento, che vive attraverso le relazioni che ha saputo costruire, e che oggi vogliamo valorizzare.

Tre anni intensi
Questi ultimi tre anni che ci separano dal Congresso di Torino sono stati tra i più densi d’inziativa politica del Movimento Nonviolento. Il 25 aprile del 2014, all’Arena di pace e disarmo,  straordinaria manifestazione politica, lanciavamo la campagna Un’altra difesa è possibile raccogliendo intorno ad essa le sei Reti che la sostengono, il lavoro dei comitati locali e le cinquantamila firme dei cittadini che hanno consentito alla proposta di legge di approdare al Parlamento, dove ha raccolto anche le firme dei 74 deputati, che hanno così avviato l’iniziativa parlamentare ed ottenuto l’incardinamento nelle Commissioni parlamentari. Poi il lancio della seconda fase, con gli Stati generali della difesa civile non armata e nonviolenta, a Trento il 3 e 4 novembre 2016, fino alle ventunomila cartoline indirizzate ai deputati che abbiamo da poco consegnato al Presidente della Commissione difesa con la richiesta della calendarizzazione della discussione. In tre anni abbiamo fatto un lavoro importante raggiungendo tutti gli obiettivi. Ora dobbiamo definire e lanciare la terza fase della Campagna, fino al conseguimento del risultato.
Pur essendo da sempre un’organizzazione piccola sul piano meramente quantitativo, il Movimento Nonviolento in questi anni di crisi del “movimento pacifista” è diventato sempre di più punto di riferimento e di servizio di un’area più ampia, svolgendo un ruolo di equilibrio rispetto alle diverse anime della campagna Un’altra difesa è possibile e di traino rispetto a contenuti e passaggi organizzativi: svolgiamo il ruolo di coordinamento della Campagna e la segreteria organizzativa è presso la nostra sede nazionale.
È in quest’ambito che abbiamo favorito la promozione dell’Osservatorio sulle spese militari italiane; abbiamo deciso di sostenere la nascita e il lavoro di MIL€X perchè convinti che la ricerca della verità sui numeri e i costi della spesa militare sia già  pratica di nonviolenza.
Segnaliamo anche la nostra partecipazione attiva all’edizione 2016 del Festival Filosofia di Modena con la mostra Senza Offesa. Strategie di opposizione nonviolenta. Oltre all’orgoglio di essere stati riconosciuti come interlocutori filosofici del Festival, ci resta la bella Mostra sulla nostra storia ora a disposizione di tutto il Movimento per ulteriori suoi utilizzi didattici. Questo nostro ruolo anche “filosofico”, cioè di elaborazione e divulgazione del pensiero nonviolento, intrecciato con la prassi, l’abbiamo svolto anche contribuendo fattivamente al giro dell’amico Giuliano Pontara di presentazione in Italia del suo recente lavoro Quale pace?.
Infine i “documenti” politici del Movimento – dalle ragioni di dissenso rispetto alla marcia Perugia-Assisi 2016, alle nostre riflessioni in merito di referendum costituzionale – hanno avuto un’importante circolazione in rete e sono stati considerati elemento di riflessione in ambiti più larghi.

Il movimento per la pace
Ancor oggi nel cosiddetto generico “movimento per la pace” c’è chi ha nostalgia delle grandi manifestazioni che per decenni hanno rincorso le guerre senza riuscirne a fermare nessun cacciabombardiere, a partire da quella storica del 15 febbraio del 2003, quando milioni di persone scesero in piazza contemporaneamente in tutto il pianeta per dire “No alla guerra in Iraq”, al punto che il New York Times definì quel movimento la seconda “superpotenza”. Fu il momento di massima forza del movimento per la pace, globalmente inteso, ma anche di massima debolezza, non riuscendo a ritardare di un giorno l’invasione pretestuosa dell’Iraq, dimostrando l’inefficacia dell’impegno solo reattivo.
Oggi questo movimento è obbligato a confrontarsi con quella che papa Francesco chiama “terza guerra mondiale diffusa”, ed ha il suo tragico emblema nella guerra in Siria, che ha fatto emergere in tutta la sua drammatica confusione il problema dell’identità del cosiddetto “movimento per la pace” (quel movimento che Nanni Salio definiva “il movimento che non c’è”, perché composto da soggetti eterogenei che non hanno la costruzione della pace come obiettivo specifico, ma solo come aspirazione generica, parziale, temporanea, sempre subordinata ad altre priorità).
Per esplicitare il nostro pensiero, prendiamo a prestito parole di Pietro Pinna:

il grande e variegato Movimento della pace è indubbiamente meritevole, generoso, nobile nelle intenzioni, ma immancabilmente inconsistente ed effimero nei fatti. Ciò perché, inattivo e silente in un dormiveglia prolungato, ne viene destato soltanto all’approssimarsi della guerra, mobilitato ora a contrastarne la minaccia con un profluvio di proclami, appelli, prese di posizione ecc. Ma come sempre ad ogni guerra è dato tristemente di registrare, finisce quel contrasto pacifista, nella sua tardiva e mera protesta verbale, per risultare di una penosa assoluta scontata inconcludenza, pari a quella di voler arrestare un ciclone con una reticella da farfalle.
Insomma, se vero pacifismo dev’essere, se vogliamo definitivamente affossare la guerra (“la più grande trasformazione che abbia mai avuto la storia umana” asseriva Norberto Bobbio), essa va combattuta all’origine, nella lotta qui ed ora contro l’installazione del suo strumento essenziale, l’esercito. Altrimenti avremo, come sempre è stato, è e continuerà ad essere, la guerra.

Abbiamo insistito su questo nodo del Movimento per la pace, per un semplice motivo: perché ci sta molto a cuore e ci sentiamo ad esso legati fraternamente. È per questo che il MN partecipa attivamente alla Rete della Pace, fin dalla sua costituzione. Confermiamo qui il nostro ruolo in Rete Pace, pur se in alcuni momenti i nostri giudizi si sono differenziati, come ad esempio rispetto alla partecipazione alla Marcia Perugia-Assisi dell’ottobre scorso. Non vogliamo dilungarci sulla questione (rimandiamo a quanto già scritto nel nostro documento specifico), ma siamo convinti che dopo più di 50 anni, sarebbe il momento di fare una valutazione collettiva ed anche ripensare ai modi di comunicazione e di espressione del più vasto movimento. Marciare in corteo da Perugia ad Assisi nel 1961 era un fatto assolutamente innovativo e rivoluzionario; continuando a farlo ogni due anni si cade nell’inefficace ritualità. Chiediamo ancora, quindi, una riflessione profonda e critica sul senso della Marcia oggi, come forma collettiva di azione nonviolenta orientata a precisi obiettivi politici. Non possiamo più permettere che all’opinione pubblica venga presentato un movimento per la pace inadeguato, autoreferenziale, inconcludente, non all’altezza delle sfide del nostro tempo.
Emerge ancora una volta, dunque, l’urgenza della costruzione di un vero movimento per la pace, nazionale e internazionale.
Da parte nostra lanciamo la proposta della convocazione di una importante iniziativa politica nonviolenta nazionale nel 2018 in vista di tre date simboliche: il 2 ottobre, Giornata della nonviolenza, il 16 ottobre, cinquantesimo della morte di Capitini, e il 4 novembre, centenario della fine della prima guerra mondiale; con le altre Reti della Campagna possiamo forse pensare ad una seconda edizione dell’Arena di pace e disarmo, una assemblea per “voltare pagina”, per chiudere un secolo di storie di guerre e per inaugurare il tempo della Difesa civile non armata e nonviolenta.

La politica
C’è, nel Paese, un grave problema politico che evidentemente deriva da un problema culturale.
Populismo, leaderismo, demagogia, voglia di uomini forti al comando, sfiducia nella democrazia e nelle istituzioni, giustizialismo fai da te, etc. costituiscono nell’insieme uno scenario molto preoccupante. La debolezza della politica emerge anche dalla rincorsa al costante rinnovamento senza contenuti di vero cambiamento, dalla continua frammentazione e nascita di nuove formazioni, senza riferimenti ideali.
Non esiste una politica che si incarna nell’uomo della provvidenza, se manca il quale tutto salta. La politica è necessariamente un processo collettivo, dove si può raggiungere oggi quello che si è preparato ieri. Un processo politico deve avere il tempo di sperimentarsi e radicarsi nel territorio. Anche qui sono assolutamente necessarie “coerenza, continuità, convinzione”.
Anche il nostro Movimento è un soggetto politico,  seppur non partitico – poiché l’impegno per la Polis ha una dimensione ben più ampia della sola rappresentanza istituzionale – svolgendo  nella sua storia ultra-cinquantennale anche un’importante funzione pre-politica, di formazione ed educazione alla politica, tramite le proprie campagne, anche con momenti di apertura e aggiunta verso partiti che dimostravano interesse per la nonviolenza (dai Radicali ai Verdi, a Rifondazione). In questa fase, non c’è alcun partito – neanche nella riorganizzazione in corso della sinistra – che abbia posto il disarmo, la riconversione sociale delle spese militari e civile dell’industria bellica, la costruzione delle alternative alla guerra, a fondamento della sua azione politica. Tuttavia sappiamo individuare singoli esponenti di partiti con i quali collaboriamo proficuamente o particolari lodevoli esperienze amministrative locali.
Nel drammatico scenario internazionale e nazionale, nel quale non si è mai speso tanto per preparare e fare le guerre, il nostro compito oggi è di far entrare il tema essenziale della costruzione della pace con mezzi pacifici nell’agenda della politica. Una nostra aggiunta specifica può essere quella di “scuole della nonviolenza politica”. I nostri centri territoriali siano anche palestre dove formare cittadini attivi all’azione diretta nonviolenta, alla disobbedienza civile, alla non collaborazione, all’obiezione di coscienza, soprattutto tramite le campagne culturali di tipo pratico nelle quali il Movimento si impegna.

I nostri strumenti
I risultati fino ad oggi raggiunti, sono dovuti principalmente al lavoro collettivo che Direttivo e  Comitato di Coordinamento hanno saputo svolgere. Ma questo lavoro non sarebbe possibile se alle loro spalle non vi fosse il lavoro quotidiano dei nostri Centri territoriali. Oltre alla tenuta dei gruppi storici (Torino, Brescia, Verona, Ferrara, Reggio Emilia, Livorno) dobbiamo registrare positivamente la crescita ed il consolidamento dei Centri di Fiumicino, di Modena e l’avvento del nuovo gruppo di Mantova, così come l’importante lavoro di singole persone che, costituendo praticamente un centro personale, riescono comunque a sostenere importanti iniziative territoriali a Trento, a Mestre, a Bari. Infine segnaliamo il lavoro regionale in Sardegna, che ruota attorno alla bella esperienza della Casa per la pace di Ghilarza, e la nostra sede “all’estero” con il gruppo svizzero di Bellinzona. È così che il MN cresce.
Vi sono poi i rapporti che il MN intrattiene con le reti o coordinamenti di cui fa parte.
Facciamo parte del Tavolo interventi civili di pace (grazie a Daniele Taurino) e alla Rete Ipri-ccp (grazie a Rocco Pompeo); siamo partner della Rete italiana Disarmo (grazie a Massimilano Pilati) e della Rete della Pace (grazie a Mao Valpiana); siamo osservatori nella Conferenza nazionale degli Enti di Servizio Civile (grazie a Daniele Lugli); collaboriamo attivamente con la Fondazione Alexander Langer Stiftung (grazie a Caterina Del Torto); partecipiamo alla vita internazionale del Beoc, il Bureau europeo per l’obiezione di coscienza (grazie a Martina Lucia Lanza, che segue anche, ma vorremo poter fare di più, le attività della War Resisters’ International di cui siamo sezione italiana).
A questo risultato aggiungiamo un uso più consapevole dei nostri mezzi di comunicazione. Azione nonviolenta – compiuti i 50 anni con la festa popolare a Modena nell’estate del 2014 – è diventata un bimestrale di approfondimento e formazione con numeri monografici che svolgono un’importante funzione culturale e formativa (grazie alla redazione coincidente con il Coordinamento del MN e al gruppo di lavoro dei giovani del Litorale romano). Ad essa abbiamo affiancato l’edizione on line Azionenonviolenta.it che sta sul confronto quotidiano, rilanciando notizie, articoli e comunicati nostri e delle reti delle quali facciamo parte. Infine, anche le pagine social collegate al Movimento – Movimento Nonviolento, Azione nonviolenta, Aldo Capitini – pur non avendo numeri da grande organizzazione, sono in crescita costante.

Migrazioni ed Europa
Il tema con il quale abbiamo voluto aprire questo congresso è la sfida che la nonviolenza dovrà affrontare nei prossimi anni: Migrazioni e conflitti. Politiche per la città aperta. In un flusso contrario rispetto a quello dell’esportazione di armi, masse di profughi fuggono da guerre, terrorismi, povertà e cambiamento climatico, muovendo verso l’Europa, che alza muri e riscopre i fascismi.  Lo scenario è inquietante, ma la nonviolenza è forse l’unico punto di vista che può offrire soluzioni positive. Ci vengono in aiuto parole profetiche di Langer: “L’Europa oggi non è più scontata: l’avanzata dei nazionalismi e di ogni genere di esclusivismo etnico, persino l’epurazione etnica che ricompare, ne minacciano le fondamenta. C’è un altissimo bisogno, in Europa e nel mondo, di esempi positivi, di una strada che porti all’integrazione, alla democrazia, alla pace, alla giustizia sociale, alla preservazione dell’ambiente: vogliamo che l’Unione sia un esempio positivo e che lo sia senza scaricarne i costi ed i pesi sugli altri. Insomma: c’è bisogno dell’Europa come casa comune, che per suo nucleo abbia la democrazia”. È un programma di lavoro, insieme a quello per il disarmo, che ci invita all’azione per i prossimi anni.

* Segretario
** Presidente


La mozione politica del XXV Congresso

Il XXV Congresso nazionale del Movimento Nonviolento, riunito a Roma nei giorni 1 e 2 aprile 2017, assume e fa proprio il documento introduttivo “Noi siamo le nostre relazioni” come corpo centrale della mozione politica generale d’indirizzo (in Azione nonviolenta, marzo-aprile 2017, pp. 4-8).

“La nonviolenza oggi” si esprime nel Movimento attraverso la “coerenza, continuità, convinzione” dei propri iscritti, che ne costituiscono l’elemento fondamentale di crescita.
I Centri territoriali del Movimento Nonviolento sono il luogo dove si sviluppa la formazione e quindi l’azione nonviolenta locale.
Il Direttivo, il Comitato di Coordinamento, la rivista An cartacea e digitale, svolgono la funzione di collegamento e sintesi del lavoro politico che il Movimento Nonviolento attua come forma di servizio per una più vasta area di amiche e amici della nonviolenza.

La prima direttrice del pensiero e dell’azione del MN resta “l’opposizione integrale alla guerra” ancora oggi avamposto della politica nonviolenta. È da lì che poi scaturiscono i tantissimi indirizzi di lavoro su cui è impegnato il Movimento Nonviolento: la formazione, l’educazione, l’elaborazione teorica, la cura della memoria, la produzione culturale, l’informazione, e poi l’impegno nei campi specifici del servizio civile, del disarmo, della convivenza, delle politiche per le città aperte, della difesa civile non armata e nonviolenta, della tutela dell’ambiente, del governo del territorio, dei diritti per tutti, anche e soprattutto con l’azione di rete che emerge dalle tante e belle relazioni che il Movimento stesso ha saputo creare e coltivare nei suoi primi 55 anni di vita.

Approvazione all’unanimità (45 voti presenti in sala)


Commissione 1 – Educazione

La Commissione “Esperienze educative per la Nonviolenza”, formata da 16 persone, ha messo a confronto molte attività  svolte nell’ambito dell’educazione, effettuate a tutti i livelli della scuola, ma anche in settori extrascolastici, rivolte ad adulti, bambini, o di auto formazione. I contributi sono pervenuti dai centri territoriali di Modena, Fiumicino, Cagliari, Livorno e da alcune esperienze personali, svolte a Bologna, Palermo, Milano e anche in Ecuador e Spagna.
Attraverso un dialogo costruttivo, sono state evidenziate le seguenti proposte, al fine di elaborare uno schema generale di riferimento per ogni attività educativa e formativa del Movimento Nonviolento,  chiaramente da calibrare sulle realtà specifiche di ogni territorio, ma in grado di garantire una traccia comune di lavoro:
Necessità di raccolta, analisi delle esperienze educative e formative nonviolente sul territorio svolte negli ultimi anni, con un miglioramento della comunicazione interna, attraverso strumenti come mailing list, gruppi Facebook, con reportage costanti, puntuali.
Un invito al Cdc del Movimento Nonviolento ad intraprendere i passi necessari per provare ad accreditarsi come Ente di formazione certificata, in primo luogo per gli insegnanti.
Individuazione di alcuni strumenti cardine dell’azione nonviolenta educativa e formativa: teatro, racconto, ribaltamento dei ruoli,  gioco creativo, scrittura autobiografica.

Ringraziando tutti i partecipanti per i contributi stimolanti, per un dialogo costruttivo e partecipato, la Commissione si propone di rimanere attiva in un percorso di lavoro di almeno tre anni, stabilendo alcune scadenze precise:
Condivisione di uno scadenzario dei termini utili alla presentazione dei progetti in ambito scolastico, con breve relazione su ognuno di essi.
Entro settembre 2017 la raccolta ordinata delle esperienze educative e formative nonviolente effettuate negli ultimi anni.
Preparazione di seminari tematici di approfondimento e sperimentazione delle metodologie indicate precedentemente, anche utilizzando le sedi estive di Montevaso e Ghilarza per i prossimi anni.

Sono stati individuati infine altri ambiti di azione che potrebbero  essere sviluppati in futuro, in base alle risorse disponibili, quali:
Analisi ragionata dei contenuti dei libri di testo scolastici rispetto ad un linguaggio poco nonviolento.
Aggiornamento e inserimento di voci specifiche sulla nonviolenza in Wikipedia.
Monitoraggio su come il servizio pubblico televisivo propone programmi educativi.
Attenzione specifica sui progetti educativi organizzati dal Ministero della Difesa su questi temi nella scuola pubblica.


Commissione 2 – Un’altra difesa è possibile

E’ stato il Congresso di Torino del 2014 il luogo politico nel quale il Movimento Nonviolento ha deciso, elaborato e proposto la Campagna per la difesa civile, non armata e nonviolenta. Lo abbiamo fatto compiendo due scelte, una di metodo e l’altra di merito, fortemente connesse. La scelta di metodo è stata quella di percorrere la strada della proposta di legge di iniziativa popolare, uno degli strumenti di democrazia diretta previsti dalla Costituzione; la scelta di merito è stata di fare una proposta aperta, nella quale potessero riconoscersi tanto gli amici della nonviolenza che altri compagni di strada. Forse meno specifica – nel metodo e nel merito – di quello che avremmo desiderato, ma capace di attrarre l’attenzione dal più ampio mondo pacifista, disarmista, del servizio civile. Assolutamente specifica, invece, per quel che riguarda l’impegno, la responsabilità che il Movimento Nonviolento vi ha messo in questi anni, curandone il coordinamento e la segreteria nazionale.

Sono queste scelte che hanno consentito sia di stabilire l’interlocuzione positiva – affatto scontata – con le sei Reti civili che hanno promosso la campagna “Un’altra difesa è possibile” e con i Parlamentari per la pace che in 74 hanno firmato la proposta di legge, e dunque di raggiungere l’obiettivo intermedio – anche questo non scontato – dell’incardinamento della proposta di legge nella Commissione difesa della Camera dei Deputati. Oltre ad aver già raggiunto – come “effetti collaterali” – alcuni parziali risultati legislativi che, probabilmente, senza l’attenzione posta sulla campagna “Un altra difesa possibile” non sarebbero arrivati: la sperimentazione, seppur parziale, dei Corpi Civili di Pace nel Servizio Civile che stanno finalmente partendo e la riforma del Servizio Civile Universale, che non solo ne ribadisce pienamente l’identità in quanto “finalizzato, ai sensi degli articoli 52 e 11 della Costituzione, alla difesa non armata e nonviolenta della Patria” ma ne indica  “la promozione della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata” tra i settori di intervento”. E anche questo non era affatto scontato.

Dopo la raccolta delle firme sulla proposta di legge (prima fase) e la consegna delle cartoline ai parlamentari (seconda fase), ora il Congresso nazionale del Movimento Nonviolento (consapevole che le campagne nonviolente vanno portate avanti per gradi successivi fino al raggiungimento degli obiettivi essenziali) conferma l’impegno del Movimento nella campagna “Un’altra difesa è possibile” e  avanza alcune proposte operative per passare alla “terza fase” della Campagna, avente come obiettivo specifico la calendarizzazione della proposta di legge per l’Istituzione del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta nei lavori parlamentari entro la fine della Legislatura.

Per raggiungere questo obiettivo sono necessarie alcune condizioni preliminari:

1    che il Movimento Nonviolento continui a svolgere il ruolo di coordinamento e segreteria nazionale, prendendosi cura della relazione positiva e della tenuta dell’ingaggio delle sei reti nazionali. Fermo restando che l’impegno delle sei reti deve concretizzarsi in una presenza più attiva sia sul piano nazionale che territoriale. Si propongono inoltre anche altri momenti di riflessione congiunta come gli Stati generali di Trento dello scorso 4 e 5 novembre.;
2     che sia mantenuto vivo e costante il rapporto tra la segreteria nazionale e i “comitati territoriali” della Campagna, attraverso un gioco di sponda tra l’interlocuzione centrale con i gruppi parlamentari e quella locale con i singoli parlamentari e con l’opinione pubblica;
3    che i Centri territoriali del Movimento Nonviolento continuino a svolgere il ruolo di sollecitazione e coordinamento sui diversi territori.

I mezzi e gli strumenti di azione che il Movimento Nonviolento propone per l’avvio della “terza fase” sono rivolti prevalentemente verso due scopi: continuare la pressione sulle forze parlamentari affinché avvenga, al più presto, la calendarizzazione della proposta di legge; continuare l’informazione presso l’opinione pubblica rispetto agli obiettivi culturali, oltre che politici della Campagna, per allargare la conoscenza ed il consenso.

Si dà dunque mandato al Coordinamento nazionale dei Movimento Nonviolento di mettere a servizio del Coordinamento nazionale della campagna “Un’altra difesa è possibile” le riflessioni e le seguenti proposte emerse:

– Rispetto ai parlamentari, si chiede alle sei reti del coordinamento nazionale di  interloquire con i capigruppo di tutte le forze parlamentari ed ai comitati territoriali di farlo con i parlamentari eletti nei diversi colleggi. In specie i parlamentari presenti in Commissione Difesa, ma non solo. L’interlocuzione – in specie quella locale – dovrebbe essere il più possibile pubblica, attraverso l’organizzazioni di momenti di confronto aperto. Si chiede inoltre, al coordinamento nazionale, di proporre all’ “Intergruppo dei parlamentari per la pace” l’organizzazione di una formazione congiunta rivolta ai parlamentari sui temi della proposta di legge.

Inoltre si propone al coordinamento nazionale di valutare – dopo le cartoline – la possibilità di avviare modalità di partecipazione alla campagna anche su piattaforme in rete e di interloquire direttamente anche con la Consulta nazionale del servizio civile.
Infine, si propone di pensare alla possibilità di organizzare un digiuno simbolico a staffetta, in corrispondenza di una specifica fase che ne vedesse l’opportunità.

– Rispetto all’opinione pubblica più ampia si propone di rinforzare e raffinare gli strumenti di comunicazione,  tanto sul piano della costruzione dei messaggi quanto su quello degli strumenti utilizzati. Si potrebbero sia fare azioni comunicative e creative di vario tipo sui territori che video da diffondere nazionalmente – in maniera virale – sui social media.


Commissione 3 – La forza preziosa dei piccoli gruppi

La Commissione ha assunto come premessa il documento d’indirizzo della stessa (pubblicato su Azione nonviolenta), l’omonima lettera di religione scritta da Aldo Capitini (avere il coraggio di essere dei gruppi di contestazione contro i fatti e i comportamenti violenti, mai contro le persone) e la relazione della presidenza e della segreteria di questo XXV Congresso, in particolare sottolineando che se il Movimento Nonviolento vive e vivrà delle relazioni che ha saputo e saprà costruire, queste vanno considerate sia verso l’esterno (altri gruppi, associazioni, reti, istituzioni etc.), ma anche verso l’interno, come legame fra i propri centri territoriali e tra questi e il Coordinamento nazionale.
Tutti i partecipanti ai lavori della Commissione (oltre venti, di diversa provenienza), hanno condiviso le esperienze realizzate dai gruppi sui territori (o da singoli che si fanno “centro”) e diverse riflessioni su quanto è stato fatto. Le realtà locali, pur quanto mai articolate e variegate, individuano nella concezione dei Centri territoriali come laboratori del potere di tutti un’indicazione strategica da mettere in atto. È emersa chiara, infatti, la convinzione comune che i piccoli gruppi, se si aprono a persone che ideologicamente possono avere provenienze diverse, ma condividono un obiettivo, possono inserirsi nella realtà e piano piano portare dei cambiamenti con la specifica aggiunta nonviolenta. Poi c’è lo “stile di lavoro” nelle relazioni con altri soggetti. Dobbiamo essere riconosciuti come quelli che “si mettono al servizio”,  non come quelli che curano il proprio orticello, ma come realtà aperta dove anche membri di altre associazioni possono “sentirsi a casa”.
Se bisogna essere gruppi di contestazione, bisogna non avere paura di dire che la nonviolenza è rivoluzionaria. C’è un grande desiderio di rivoluzione. E noi possiamo rendere credibile la possibilità di un’alternativa vera alla violenza, alla guerra, al degrado delle relazioni, alla barbarie. A partire dal basso, da ogni territorio, dalla nostra capacità di essere tessitori di reti e dalla qualità delle relazioni che sappiamo costruire.

La Commissione consegna al Cdc le seguenti domande su cui ha discusso come punto di partenza di un gruppo di lavoro che se ne faccia carico a partire dagli atti (scritti, audio e video) di questo Congresso:

Cosa si intende oggi per omnicrazia?
Come farla vivere a livello nazionale e nell’esperienza dei Centri territoriali?
Come coinvolgere la partecipazione dei giovani alla nonviolenza e, in particolare, alla vita del nostro Movimento?
In che modo e con quali criteri fare rete nei territori?
Come aumentare il senso di appartenenza al MN rimanendo il più aperti possibile?
È individuabile una strategia comune per scegliere obiettivi e campagne specifiche da calare nelle varie realtà locali?

Il risultato di questo gruppo di lavoro nazionale dovrebbe essere un manuale pratico per i Centri territoriali con indicazioni comuni (da come si fa un banchetto, un servizio d’ordine, una Campagna agli strumenti già a disposizione per la comunicazione – si plaude all’apertura di An on line della sezione “Vita di Movimento” e i gruppi si prendono l’impegno di parteciparvi attivamente – fino ad alcune esperienze concluse o ancora in atto valutate modelli efficaci e replicabili) nell’ottica della nonviolenza organizzata. Riteniamo che questo “manuale”, di cui al Cdc è demandata la valutazione di fattibilità e la scelta dei mezzi ritenuti opportuni, possa aumentare il senso di appartenenza dei gruppi locali alla specificità del nostro Movimento.

Dobbiamo ripensare ai nostri approcci, a quello che proponiamo. Alle persone non si può trasmettere solo il valore della lotta, bisogna anche indicare con quali e in quanti modi si può parteciparvi. Avere la capacità di intercettare competenze diverse al servizio di un progetto più ampio, perché non tutti sono in grado di offrire la stessa cosa, in termini di tempo, capacità etc. Dare la possibilità a tutti di “sentirsi parte” è infatti alla base delle azioni nonviolente che portiamo e vogliamo portare avanti.
In questo senso è stata rimarcata l’importanza di avere una sede, un luogo dove riunirsi. La logistica non è secondaria per facilitare l’azione dei piccoli gruppi; e oltre la sede un indirizzario, un archivio, e la disponibilità di farsi trovare da chi ci cerca come riferimento. Il MN fa rete soltanto con le azioni, su un programma di lavoro. Non aderisce ma partecipa. È un’eredità importante di aggiunta e affidabilità che dà i suoi frutti e viene riconosciuta.

La Commissione propone le seguenti indicazioni operative orientate agli argomenti di cui sopra:
una anagrafe territoriale delle presenze nonviolente in Italia, con particolare riferimento al sud, da affiancare alla Carta del MN dove sono elencati i gruppi che già sono centri territoriali del Movimento. Si richiede poi al Cdc una riflessione sulla relazione, nazionale e territoriale, con le associazioni che si richiamano alla nonviolenza. È un tema su cui ragionare. Ci sono numerose realtà che si collegano alla nonviolenza, la richiamano, ma non danno nessun contributo di abbonamenti o iscrizioni al nostro Movimento.
Diffusione della storia, delle pratiche, delle Campagne del MN all’interno dei Centri territoriali con momenti di autoformazione che, in primo luogo, possono essere aiutati dalle competenze all’interno del Cdc. Come un possibile strumento è stato indicato quello, da approfondire e valutare in sede di Cdc, di una “scuola per la nonviolenza e l’azione diretta”.
Organizzare, promuovere, valorizzare una “Giornata per Capitini” il 19 ottobre nel cinquantesimo della sua morte, in tutte le sedi nazionali, locali, istituzionali. In particolare si dà l’indicazione di un coinvolgimento delle scuole, avendo avuto pochi giorni fa l’esempio di quanto è stato fatto per Tullio De Mauro.
Un’iniziativa nazionale e/o molte locali per il 2 giugno come Festa della Repubblica che ripudia la guerra.
Promuovere l’impegno dei nostri iscritti come formatori generali del Servizio Civile Universale, accedendo ai corsi per l’accreditamento che verranno aperti dalle Regioni, dal Dipartimento e da altri Enti di formazione certificati. Gli obiettivi sono quelli di contaminare con la nonviolenza altre associazioni ed enti con la nostra presenza attiva, rendere consapevoli i volontari e le volontarie della specificità della difesa non armata e nonviolenta della patria e avere un bacino di giovani che conoscono il MN e ci si possono avvicinare in seguito.

In aggiunta, i Centri territoriali si impegnano di fronte all’assemblea congressuale a realizzare presentazioni pubbliche dei numeri di Azione nonviolenta col fine di aumentare gli abbonamenti e trovare i collegamenti locali dei contenuti monografici bimestrali e a considerare indispensabile per la vita del Movimento l’iscrizione e l’aumento dei tesserati.


Organi statutari eletti dal Congresso

Presidente: Mao Valpiana
Direttivo: Elena Buccoliero, Massimiliano Pilati, Pasquale Pugliese, Piercarlo Racca (tesoriere)
Comitato di Coordinamento: Carlo Bellisai, Caterina Del Torto, Raffaella Mendolia, Adriano Moratto, Claudio Morselli, Enrico Pompeo, Daniele Taurino, Vittorio Venturi.
Rapporti internazionali: Martina Lucia Lanza
Referente Centro Studi: Rocco Pompeo
Presidente emerito: Daniele Lugli

Approvazione all’unanimità (46 voti presenti in sala)